Itinerario in Cina: cosa vedere in 16 giorni
Costruire un itinerario in un paese vasto e pregno di arte, storia e bellezze naturalistiche come la Cina è tutt’altro che facile e questo itinerario di 16 giorni copre solo una parte di quello che ci sarebbe da vedere nel 4 paese più grande del mondo.
Proprio per questa ragione è importante partire con un’idea chiara delle tappe attorno alle quali far ruotare il proprio itinerario se, come me, non potete permettervi di dedicare almeno un mese alla visita di questo straordinario paese. Nel mio caso le tappe attorno alle quali ho voluto costruire il viaggio sono state: il Parco Nazionale di Zhangjiaje, Pechino e Guilin.
N.B. In questo itinerario noterete la mancanza di una delle località più conosciute della Cina: la città di Xi’an dove si trova il celebre Esercito di Terracotta. Ebbene nonostante per molti possa sembrare folle, la scelta di non inserire Xi’an tra le tappe del viaggio è stata del tutto voluta poiché mi era sembrata una meta meno accattivante rispetto ad altre che si trovavano nel nostro potenziale percorso. Tuttavia la città dell’Esercito di terracotta si trova esattamente tra Pingyao e Chengdu ed è quindi perfettamente integrabile in questo itinerario.
Vi ricordo che questo non è l’unico articolo che ho scritto sulla Cina, per cui se volete avere altri consigli su come organizzare il viaggio o su cosa dovreste sapere prima di partire vi lascio il link ai miei altri 2 articoli sull’ argomento.
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Possiamo adesso entrare nel vivo di questo articolo con i miei consigli su cosa vedere se volete esplorare la Cina in 16 giorni!
Pechino (giorno 1-3)
Impossibile non iniziare questo itinerario dalla millenaria capitale dell’Impero cinese; Pechino è una città dove passato e futuro si mescolano dando origine ad un singolare incastro in cui in cui la modernità attornia la storia con una sorta di timore riverenziale, senza perdere la propria grandezza. La naturalezza con cui in questa città si passa dalle strade illuminate da stroboscopiche luci al neon, chiassose e brulicanti di persone agli antichi e silenziosi Hutong nel giro di pochi metri è a dir poco surreale e rispecchia perfettamente la doppia anima di Pechino perennemente sospesa tra modernità e tradizione.
Per non appesantire eccessivamente quest’articolo che sarà già pregno d’informazioni, ho deciso di dedicare un articolo a parte su cosa vedere nell’affascinante capitale della Cina che trovate cliccando QUI.
Sappiate che la visita di Pechino merita almeno 3 giorni pieni per permettervi di godere appieno della città.
Dalla stazione di Pechino con 4 ore di treno potrete giungere nella provincia dello Shanxi, dove si trova la cittadina di Pingyao.
Pingyao (giorno 4-6)
Dedicate un paio di giorni a quest’ antica città di banchieri che mantiene intatta la sua struttura così com’era in epoca imperiale, all’inizio del ‘900. Il caso volle che Pingyao sia stata una delle più ricche città della Cina per secoli, ma proprio nella prima metà del ‘900, quando la Cina era presa dalla febbre della rimodernizzazione, la città rimase senza soldi regalandoci uno dei pochi esempi perfettamente conservati di città imperiale cinese. Pingyao viene anche chiamata “la città delle lanterne rosse”, sia perché vi fu girato l’omonimo film, sia per le centinaia di lanterne che illuminano le strade della città appena cala la sera, uno spettacolo che non potete rischiare di perdervi.
Cosa vedere?
(E’ possibile acquistare un biglietto cittadino che dà accesso a tutte le attrazioni della città)
TEMPIO DI SHUANGLIN
Questo tempio nominato patrimonio dell’umanità dall’ UNESCO, è dedicato alla religione buddista e si distingue per la presenza di centinaia di statue di terracotta dipinta che circondano la figura del Budda. Il tempio fu miracolosamente salvato dalla distruzione durante la rivoluzione culturale grazie agli abitanti di Pingyao che vi portarono le riserve di cibo dicendo ai rivoluzionari che il tempio era stato adibito a magazzino.
CITY GOD TEMPLE
Nel tempio del dio della città convivono la religione Taoista e Buddista. Il Taoismo è l’unica vera religione nata in Cina, è molto antica ma ancora praticata e in questo tempio si venerano il Dio della Città che osserva il comportamento degli uomini e ne decide il destino dopo la morte, il Dio della Fortuna e il Dio della Cucina.
LE MURA
Pingyao è l’unica città cinese ad aver mantenuto pressoché intatte le mura originali. Queste sono lunghe 12 km circa e se viste dell’alto hanno una forma peculiare che ricorda quella di una tartaruga, che è infatti il simbolo della città.
Il perimetro delle mura non è interamente aperto al pubblico, ma vale assolutamente la pena salire anche solo per il colpo d’occhio che viene dal vedere la città di Pingyao con le sue strade e case tradizionali ai propri piedi.
TEMPIO DI CONFUCIO
Dedicato all’omonimo pensatore vissuto tra il V e VI sec d.C. che è rappresentato nel padiglione principale del tempio con la pelle scura e il viso severo, circondato dai suoi discepoli. Sin dall’antichità nel tempio si svolgevano lezioni ed esami, tra cui gli esami per coloro che desideravano entrare al servizio dell’Imperatore, infatti al secondo piano è ancora conservato il compito di uno dei migliori studenti del tempio firmato dall’Imperatore in persona.
CORTE DI GIUSTIZIA
L’edificio preceduto da un enorme patio presenta 3 porte d’ingresso: una per le cerimonie, una per i funzionari, una per i condannati.
I vari uffici dei funzionari di giustizia si diramano in un labirinto di cortili tra cui è facile perdersi al termine dei quali si trova il piccolo tempio dedicato alla Donna Volpe, uno spirto che secondo una leggenda aiutò uno dei funzionari a ritrovare i suoi sigilli ufficiali, motivo per cui negli uffici c’è tutt’oggi un piccolo altare dedicato alla volpe.
BANCA DI CAMBIO RISHENGCHANG
Si tratta della prima e più prestigiosa banca di Pingyao da cui sono passate tutte le ricchezze della città. La banca ospita anche alcuni appartamenti dove venivano ospitati i funzionari stranieri, sale da pranzo, cucine e sale di ricevimento tutte ancora arredate con mobili originali dell’epoca imperiale.
LE STRADE DI PINGYAO
Non si può dire di aver visto Pingyao senza perdersi tra le sue antiche strade almeno per qualche ora. Non potrete non lasciarvi affascinare dai numerosi artigiani che intagliano legno, dipingono ventagli o dai negozi di antiquariato e dalle bancarelle di streetfood, il tutto illuminato dalla fioca luce delle lanterne rosse che rendono questa città così famosa.
RESIDENZA DELLA FAMIGLIA CHANG
Ad alcuni km da Pingyao si può visitare la residenza di questa antica e potente famiglia di commercianti di tè la cui tenuta si estendeva per circa 6000 m2. Purtroppo la residenza dei Cheng fu in gran parte distrutta durante la Rivoluzione Culturale ed oggi sono visitabili solo 1200 m2 dei 6000 originari. Per nostra fortuna questi sono abbastanza per darci un‘ immagine dell’imponente dimora che ancora conserva i bellissimi giardini in stile cinese e numerosi cortili interni.
Con un volo interno raggiungete la provincia del Sichuan, con la sua capitale: Chengdu.
Chengdu (giorno 7)
Il capoluogo della provincia del Sichuan è famosa per essere la città dei panda, qui infatti c’è il più grande centro di recupero per panda giganti di tutta la Cina: la Giant Panda Reasearch base, dove vengono ospitati più di 100 esemplari di panda con lo scopo proteggere questo maestoso animale dall’estinzione. Su questa esperienza, tuttavia, ci sono alcune importanti precisazioni che vorrei fare: questo centro viene presentato come un centro di recupero per i panda che ha lo scopo di preservare la specie e reinserire in natura gli animali. Purtroppo la struttura è molto simile a quella di un vero e proprio zoo, dove gli animali vivono in spazi ristretti. La cosa che più mi ha turbata è stata la totale mancanza di rispetto dei visitatori che urlavano e spronavano i panda affinchè si muovessero, senza alcun rispetto per il benessere e la tranqullità degli animali; persino nella zona dedicata alla nursery le persone urlavano e spingevano, attaccandosi al vetro che (fortunatamente) ci divideva dai cuccioli di panda e che mi auguro fortemente fosse insonorizzata. Inutili i cartelli che invitavano al silenzio, anzi i custodi intimavano ai visitatori di fare silenzio e non spingere utilizzando megafoni per farsi sentire al di sopra delle urla e generando così ancora più rumore. Insomma, questo non è un posto per amanti degli animali e non mi sento di consiliare quest’esperienza.
Fortunatamente Chengdu ha anche altro da offrire, per cui non potete perdervi la vivace Jinli street. Questo groviglio di stradine con i suoi edifici in legno e tetti spioventi si incastona tra i grattacieli di Chengdu ed è chiamato dai locali il “paradiso dello street food”.
Centinaia di bancarelle vi offriranno i cibi dai più comuni ai più bizzarri come spiedini di naso di maiale o di creste di gallo, gelatine di riso, dolci al tè, spiedini di pesce, polpo o ostriche ripiene, ma troverete anche diversi artigiani che dipingono la carta di riso o creano pupazzi per spettacoli di ombre cinesi; se vorrete potrete deliziarvi con una pulizia delle orecchie secondo i dettami della medicina tradizionale cinese o degustare del tè in una delle sale da tè. Un’ esperienza da non perdere assolutamente è provare un piatto tipico della regione del Sichuan: l’hot pot. Si tratta di una sorta di brodo, in parte molto piccante e in parte no, posto al centro del tavolo all’interno del quale si immergono le pietanze ordinate per essere cotte all’istante. Il posto migliore per mangiare questa delizia a Jinli street è il Dao Miao, dove potrete anche assistere ad uno spettacolo di danze tradizionali del Sichuan durante il pasto.
1- Spiedini di naso e zampa di maiale
2- Spiedini di cresta di gallo
3- Hot pot
Leshan (giorno 8)
A circa 2 ore di macchina da Chengdu si trova la città di Leshan, famosa per ospitare la colossale statua, alta 72 m, del Budda Gigante costruita nel 700 d.C. nel punto dove convergono 3 fiumi: Minjiang, Dadu e Quingy. Quest’area è stata a lungo devastata dalle alluvioni e per scongiurare queste continue catastrofi un monaco del posto si fece promotore del progetto di costruire una statua di Budda che avrebbe placato gli spiriti maligni dei fiumi.
Per vedere il Budda Gigante potete scegliere sia di prendere il battello panoramico, sia di scendere la scalinata che costeggia la statua. Nell’ area retrostante la testa del Budda è possibile visitare anche un complesso di templi e la pagoda dove sono custodite le ceneri del monaco che promosse la costruzione della statua.
Monte Emei (giorno 9)
Con appena 40 min di macchina da Leshan, si arriva alla cittadina di Emei ai piedi dell’omonimo monte noto per essere uno dei 4 monti sacri al Buddismo in Cina. La cittadina in sé offre molto poco, ma ospita durante tutta la stagione estiva il miglior spettacolo di arti cinesi di tutto il Sichuan con numeri di danza, Kung fu, contorsionismo e il celebre face changing.
La cima del Monte ospita 3 santuari e una statua interamente ricoperta di foglia d’oro del Budda della Benevolenza, raffigurato con 4 facce che guardano ai 4 punti cardinali e a cavallo di un elefante a 6 zanne, rappresentanti i 6 sensi nella religione Buddista.
Fenghuang (giorno 10)
Anche chiamata la città della fenice, Fenghuang entra in diretta competizione per bellezza e atmosfera con Pingyao. Questa piccola città è caratterizzata da palafitte a picco sul fiume che taglia in due la città, strette e seripiginose stradine dove gli artigiani della minoranza etnica dei Miao vendono manufatti in argento, pettini in corno di bue, articoli ricamati a mano, ceste di frutta fresca e non mancano adorabili vecchiette che intrecciano corone di fiori oltre che street food e numerosi ristoranti che mettono in mostra in delle anguste gabbie gli sventurati animali che potrebbero essere serviti in tavola.
I Miao sono solo una delle circa 50 minoranze etniche che vivono in Cina e per molto tempo sono stati trascurati dal governo cinese e costretti ad abbandonare le loro terre per trasferirsi nelle grandi città. Solo nel 1959 il governo ha iniziato a stanziare fondi per l’educazione e la sanità consentendo ai Miao di tornare nei loro luoghi d’origine conducendo una vita dignitosa.
Affrettatevi a visitare questa cittadina che sembra quasi aver preso vita da un libro di favole poiché il turismo di massa la sta piano piano ingoiando trasformandola in un luogo di villeggiatura estiva con tanto di club e luci al neon che di sera dominano il lungofiume e che poco hanno a che fare con l’atmosfera da favola che di giorno contraddistingue la città della fenice.
Zhangjiaje (giorno 11-13)
Il complesso del Parco Nazionale di Zhangjiaje è stato reso famoso dal colossal hollywoodiano Avatar, che lo sfruttò come set per dare vita al pianeta Pandora.
Il parco di Zhangjiaje comprende diversi siti di interesse naturalistico tra cui:
TIANMEN MOUNTAIN: questa montagna è resa celebre dall’enorme squarcio circolare che ne caratterizza la sommità: la Porta del Paradiso. Mi raccomando scegliete di scendere la montagna usando la scalinata e non l’ascensore, così da poter ammirare al meglio l’immensa spaccatura nel cielo, così straordinaria da sembrare una porta verso un’altra dimensione.
TIANZI MOUNTAIN, YELLOWSTONE VILLAGE, GOLDEN WHIP STREAM CANYON: si stratta dei percorsi principali attraverso cui è possibile visitare il parco nazionale e da dove è possibile ammirare gli straordinari e sottili picchi di arenaria che si stagliano dal terreno dando l’impressione di essere così fragili e sottili da poter essere abbattuti in un istante dal primo soffio di vento. Queste formazioni rocciose sono state ribattezzate floating mountains, poiché quando le nuvole sono basse sembra quasi che galleggino nell’aria, proprio come nel film. Il periodo migliore per assistere a questo fenomeno è il mese di Settembre.
Posso dire che questo è sicuramente uno di quei luoghi dove Madre Natura ha deciso di sbizzarrirsi dando origine a qualcosa di unico e irripetibile.
Guilin e Yangshuo (giorno 14-15)
La città di Guilin offre ben poco al di là di una roccia a forma di elefante, simbolo della città, e di un parco che si struttura attorno ad una serie di laghi artificiali dove sorgono le due pagode del sole e della luna che di sera sono splendidamente illuminate.
Il vero motivo per cui si fa tappa a Guilin, nel profondo sud della Cina è per intraprendere una delle numerose crociere che solcano il fiume Li percorrendolo da Guilin a Yangshuo. Durante il tragitto potrete riempirvi gli occhi con uno dei paesaggi più iconici di tutta la Cina, così iconici che per secoli è stato d’ispirazione a pittori e scrittori che hanno contribuito a rendere quest’area celebre in tutto il mondo.
Le sponde del fiume Li sono infatti costellate dalle cosiddette Kurst, un insieme di collinette dalla cima compatta e arrotondata disposte a ridosso l’una dell’altra e così iconiche da essere poste sul retro della banconota da 20 yuan.
Se avete tempo di visitare Yangshuo approfittatene per girovagare per i negozi della West street dove troverete numerosi artisti che dipingono su carta di riso i paesaggi che avete avuto la possibilità di ammirare, proprio come gli antichi pittori dell’epoca imperiale.
La crociera non è l’unico modo per godere di questo paesaggio unico: è possibile effettuare percorsi di trekking o in bici costeggiando le rive del Fiume.
Shangai (giorno 16)
Ho avuto solo 24h per esplorare questa immensa metropoli, ma se avete la possibilità dedicatele almeno 2 giorni per poterla visitare con la calma che merita.
A Shangai potrete sbizzarirvi con lo shopping e indugiare in una delle sue famose sale da tè, camminare tra le insegne illuminate di Nanjing road e perdervi tra le sete nei suoi centri commerciali, salire su di uno dei grattacieli del distretto di Pudong per trovarvi letteralmente sul tetto della Cina o rifugiarvi nella pace dei giardini del Mandarino Yu… insomma è il posto perfetto per dire arrivederci a questo paese dalle mille sfaccettature!
Per sapere cosa non potete perdervi a Shangai in 24h potete volare a leggere questo articolo